Se cerchi il monologo iniziale di Tokyo tratto da “la casa di carta” sei nel posto giusto.
Trama
La casa di carta narra di un gruppo di rapinatori composto da nove persone che pianificano una super rapina alla zecca di stato spagnola a Madrid, la Fabrica Nacional de Moneda y Timbre. L’ideatore del colpo è un uomo chiamato il Professore che seleziona altri 8 componenti a cui viene dato il nome di una città: Tokyo, Mosca, Denver, Berlino, Nairobi, Rio, Helsinki ed Oslo. La vera identità di ogni componente deve rimanere segreta e sono proibite relazioni interpersonali e sentimentali. La trama viene commentata dalla voce narrante della donna soprannominata Tokyo. Ogni componente è stato scelto dal Professore per le sue competenze tecniche oltre che per una condizione sociale che li accomuna, ovvero essere nella condizione di non avere nulla da perdere.

Tokyo
Mi chiamo Tokyo. Ma quando è iniziata questa storia, non mi chiamavo così. Questa ero io e questo l’amore della mia vita. L’ultima volta che l’ho visto era in una pozza di sangue con gli occhi aperti. Abbiamo fatto 15 colpi puliti ma mescolare amore e lavoro non funziona mai. Perciò, quando la guardia ha sparato, ho dovuto cambiare lavoro. Da ladra, ad assassina. E ho cominciato a scappare. In un certo senso anch’io ero morta. O quasi morta. Mi nascondevo da 11 giorni e la mia foto tappezzava i commissariati di tutta la Spagna. Mi sarei beccata 30 anni e, francamente, non sono fatta per invecchiare in una cella di un carcere. Sono più il tipo che scappa, con corpo e anima. E se il corpo non può scappare, che almeno scappi la mia anima. Non c’era molto tempo e avevo cose importanti da fare. In realtà solo una.
Quel giorno, quando ero diretta al macello, è apparso il mio Angelo Custode. Solo che è impossibile sapere com’è fatto un Angelo Custode. E non immagineresti mai che possa apparire in una Seat Ibiza del ’92. Per un attimo ho pensato ai cinesi e al mio odio per la gente che sputa. E così ho conosciuto il Professore. Puntandogli una pistola alle palle.
La cosa bella dei rapporti è che ti dimentichi di come sono iniziati.
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