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Una donna promettente Trama

Cassie è una donna giovane, divertente e affascinante, che sembra avere avuto tutto dalla vita.

Tuttavia, senza amici, ancora a casa con i genitori e con un lavoro che non lascia molte speranze, è in realtà infelice e sola.

Passa le giornate a vivere un’esistenza triste ma di notte vaga per i club, fingendosi ubriaca e raccattando uomini.

Ben presto però si pentirà delle sue scelte e, segnata da un tragico evento, cercherà vendetta contro coloro che l’hanno traumatizzata.


Monologo Una donna promettente

CASSIE

Non credo che ti sentano. E, comunque sia, saranno tutti svenuti ormai.
Sai, c’è una cosa che ho imparato alla Forester, cioè quanto sia facile mettere qualcosa
dentro un drink. Dovrebbero saperlo, specialmente Joe.
Non credo che ti ricordi di me, Al, eri troppo popolare. Non ero molto scopabile, pensavo di
essere rimasta inosservata.
Voglio che mi dici cosa hai fatto.
Smettila di piagnucolare, cazzo, dimmi cosa hai fatto!
Lasciò gli studi. Era la migliore della sua classe e lasciò gli studi. Anch’io li lasciai per starle
vicino. Li lasciammo entrambe e tu ti sei laureato con il massimo dei voti. Ti sei mai sentito
in colpa o eri sollevato dal fatto che se ne fosse andata?
Sai qual è l’incubo peggiore di ogni donna?
Credevi di averla fatta franca, perché tutti se ne erano dimenticati. Ma io no. Mi è
dispiaciuto lasciare gli studi. Ho sempre desiderato diventare un medico e, ultimamente mi
è venuta voglia di riprovarci con la medicina. Lo sai? Nina era straordinaria. Era così
intelligente. Molto intelligente. Voglio solo che tu sappia com’era. È difficile descriverla
perché lei era totalmente se stessa, già da quando aveva appena 4 anni. Ha sempre avuto lo
stesso identico carattere, la stessa faccia, la stessa camminata ed era spiritosa, era spiritosa
come un adulto, ed era sagace. Non hai idea di quanto la ammirassi. Non riuscivo a credere
che fosse mia amica. Non le fregava un cazzo di cosa pensavano gli altri, a parte me, perché
lei era…Nina. E poi smise di esserlo. A un tratto era diventata qualcos’altro. Era diventata
tua. Non sentiva più il suo nome, quando andava in giro. Sentiva il tuo. Il tuo nome,
ovunque andasse. Ce lo aveva addosso, continuamente. E questo l’ha schiacciò, alla fine. E
quando ho sentito di nuovo il tuo nome, il tuo schifoso nome di merda, mi sono chiesta:
“Quand’è l’ultima volta che qualcuno ha pronunciato il suo? O che l’ha solo pensato, a
parte me?” E questo mi ha resa triste, perché., Al, perché Al, quello che dovrebbe avere il
suo nome addosso, sei tu.


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Di FeM

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